A distanza di più di un anno dall’insorgenza della Pandemia da Covid 19 molto si sa sui meccanismi di azione e trasmissione, ma molto rimane ancora da scoprire, soprattutto sugli effetti a lungo termine che l’infezione può provocare.
I pazienti, vaccinati o affetti e guariti dal Covid 19, lamentano una moltitudine di disordini e una sintomatologia spiccata, soprattutto una fatica cronica anche molti mesi dopo essersi negativizzati, con ripercussioni importanti, come si può immaginare, sulla vita personale e lavorativa
A soffrire della “sindrome post-Covid-19” o “Long Covid” è circa l’80% delle persone reduci dal coronavirus, che continuano ad avere strascichi sulla funzionalità respiratoria, a lamentare disturbi, a non stare bene per settimane, se non addirittura per mesi anche dopo la fase acuta della malattia.
I medici riportano che in media, dopo la fase acuta della malattia solo il 20% delle persone si definisce guarita. Per gli altri i sintomi continuano: dalla classica fatigue, quella stanchezza cronica che impedisce di portare a compimento le attività normali, a dispnea, mal di testa, mialgie, artralgie, disturbi dell’attenzione, disturbi della memoria, ma anche alterazioni a livello polmonare e cardiaco.
Il 30% manifesta disturbi da stress post traumatico. Poi c’è chi ha un disturbo di ansia, di insonnia, chi non respira, chi non riesce a camminare.
Non esiste un identikit preciso di chi è affetto da sindrome da post-Covid. I disturbi si manifestano in chi è stato ricoverato, ma anche in chi ha sviluppato forme lievi o asintomatiche. E l’età non è un fattore discriminante.
La sindrome da post-Covid, infatti, è un fenomeno trasversale di cui non si conoscono le cause scatenanti.
“Sono tantissime le spiegazioni plausibili a oggi in fase di studio. Sicuramente – dice un professore del Gemelli di Roma – alla base c’è il quadro infiammatorio che la malattia induce e che perdura, determinando uno stato di allerta continuo nel nostro organismo. Che poi si manifesta con diverse problematiche a livello coagulativo, microvascolare o autoimmune”.
Individuare un trattamento generale e’ complicato, e’ un lavoro che si può fare solo sul singolo individuo e sulla sintomatologia in atto, con trattamenti mirati per i singoli problemi riscontrati: C’è chi ha bisogno di una rieducazione allo sforzo fisico, chi di alcune terapie a livello polmonare e chi di un supporto neurologico o psichiatrico.
E’ necessaria una riabilitazione personalizzata, che sia respiratoria o motoria o entrambe.
L’introduzione di supporti nutrizionali a base di vitamine e aminoacidi, associati a un corretto stile di vita, rappresentano l’approccio principale alla Sindrome post-Covid.
Presso il policlinico Gemelli di Roma è stato valutato positivamente l’impiego di L-arginina e Vitamina c liposomiale nei pazienti con sindrome post-Covid. L’efficacia dell’impiego di questa associazione amminoacidica e vitaminica ha portato a una sperimentazione clinica dove vengono valutati i principali parametri del post-Covid mediante una serie di test oggettivi e soggettivi.
In particolare, oltre al six minute walking test (6MWT), il test della sedia e di esauribilità, che consentono di valutare la capacità di svolgere le normali attività quotidiane o, al contrario, il grado di limitazioni funzionali del soggetto, vengono effettuate anche valutazioni oggettive dei valori sanguigni, quali l’attività dei monociti e la presenza di acidi grassi per un periodo di 30 giorni.
Lo studio si basa sui risultati ottenuti da una precedente esperienza empirica del team del dottor Tosato con L-arginina e Vitamina C liposomiale, dove era stato appunto osservato un miglioramento nella sintomatologia generale post-Covid dopo 30 giorni di terapia.
Sia la Vitamina C che la L-arginina sono note per migliorare la funzione endoteliale e ridurre la permeabilità vascolare durante le malattie infettive, è possibile ipotizzare che la loro associazione possa essere sinergica nell’affrontare le malattie infettive.
Il Covid acuto lascerà un’eredità ‘lunga’ che sarà dura smaltire se non riusciamo a capire come aiutare queste persone a uscirne