“La vita ci forma e poi ci deforma in base alla cultura, al vissuto, alle emozioni ed ai conflitti che abbiamo subito, già da prima del concepimento…, fino ad oggi.”
Possono i traumi e ferite del passato interferire e modificare la nostra postura ?
Assolutamente si .
Esiste una stretta correlazione tra emotività e postura: pensate per un attimo a quando vivete situazioni quotidiane di ansia o paura:
cosa succede al vostro corpo?
Un blocco inconscio della respirazione, con limitazione di ossigeno. Questo stato rallenta i processi metabolici del corpo, abbassando i livelli energetici, creando quindi stanchezza, apatia e stati depressivi.
Di conseguenza, si modifica la postura della zona torace-addome e si riduce la mobilità generale, provocando tensioni muscolari (es. diaframma) e sovraccarichi in determinati distretti (es. collo, schiena): queste problematiche, se non risolte tempestivamente, possono portare a disturbi cronici (es. spasticità muscolare) e favorire l’insorgenza di patologie correlate.
Oppure facciamo un esempio contrario: avete un dolore fisico che vi accompagna da diverso tempo, non vi sentite frustati ?
Allora si tenderà a sovraccaricare altre zone muscolari avvertendo dolore: si generano nuove modificazioni posturali, frustrazioni e reazioni emotive negative.
Ogni tipo di “emozione positiva” che abbiamo vissuto, ha contribuito a “formarci”; mentre ogni “emozione negativa”, ogni ferita emozionale dolorosa, ogni conflitto non superato, ha contribuito a “deformarci”.
Ed ecco che entra in gioco la postura con le sue “deformazioni”, causate da conflitti, paure, traumi, dolori: “le catene emozionali”. Essendo “catene”, per definizione sono composte da una serie di “anelli”, ovvero episodi conflittuali o dolorosi con “contenuti simili”, non necessariamente identici.
Le catene emozionali sono il “corpo dei ricordi”: un agglomerato di miliardi di memorie contenute dentro di noi, incistate nei meandri dei nostri tessuti; intere “reti di pensieri”, “vibrazioni”, “immagini”, “ricordi”.
Tutte queste informazioni/memorie/ricordi, costituiscono il nostro modo di essere, di vivere, di comportarci, di stare in piedi: la nostra postura
La postura di un individuo quindi è frutto del vissuto della persona stessa nell’ambiente in cui vive, determinato anche da stress, traumi fisici ed emotivi, posture scorrette ripetute e mantenute nel tempo (ad esempio per lavoro), respirazione scorretta, squilibrii biochimici derivati da una scorretta alimentazione, ecc.
La postura dipende anche da fenomeni genetici ed epigenetici.
Molto spesso si ritrova lo stesso atteggiamento posturale in più membri di una stessa famiglia. Questo perché, al pari delle patologie, dei comportamenti e delle affettività familiari, si riscontrano anche diversi tipi di atteggiamenti posturali simili.
Modificando la propria postura si può quindi riscontrare anche un cambiamento nell’atteggiamneto, nello stato emotivo e organico. Quando si tiene una postura aperta, anche in caso di dolori o cattivo umore, si aumenta il rilascio di testosterone in rapporto alla riduzione di cortisolo (ormone dello stress) per cui anche il fattore biochimico interviene a ripristinare lo stato di benessere psico-fisico.
Mantenere la testa alta e le spalle dritte migliora il benessere psicologico, genera una migliore immagine di se stessi e, di conseguenza, favorisce l’inserimento sociale e nell’ambiente di vita, generando la sensazione di avere il controllo delle proprie sensazioni e del proprio corpo.
La postura del corpo durante il movimento influisce sul livello soggettivo di energia: cambiando posizione, quindi, il livello di energia soggettivo può essere diminuito o aumentato, regolando così l’umore.
Quando parliamo di “trauma” non si può dimenticare il ruolo importantissimo che riveste nell’intero organiamo il sistema fasciale .
Pensate alla fascia come a una grande calza che riveste ogni sistema del nostro organismo, collegando tra loro le diverse strutture connettivali e fibrose dell’intero corpo, una rete continua e connessa.
È proprio a causa della continuità della fascia che un trauma può determinare tensioni, squilibri e dolori anche in zone più distanti rispetto al punto di origine.
La fascia, quindi, è in grado di “registrare” e “trattenere” determinati traumi fisici e/o emozionali reagendo con tensioni miofasciali di difesa, alterando la postura dell’individuo, che nel tempo inizierà ad avvertire dolori causati da questi “compensi”.
Causa della restrizione di mobilita’ possono essere quindi non solo traumi fisici, ma anche emozionali, cosi come fattori chimici ( uso di farmaci, alimentazione inadeguata,sostanze tossiche) ed eventi climatici (freddo, umidità , vento).
Durante la raccolta dei dati anamnestici, ripercorro sempre insieme al paziente il suo vissuto emozionale, anche se alcuni non ne comprendono il motivo (“in fondo, pensano, sono venuto per un dolore a una spalla “!).
Avere una visione olistica diventa fondamentale, significa prendermi cura della PERSONA COME UNA GLOBALITA’ e non solo di un paziente che presenta dei sintomi, significa pensare a ristabilire la salute generale e non solo attenuare il dolore riferito, significare integrare l’aspetto fisico, emotivo, spirituale.
L’olismo in medicina rappresenta uno stato di salute “globale”, l’unione di mente, corpo, ambiente e società. La ricerca della salute è orientata alla persona e non alla malattia, alla causa e non al sintomo, al sistema e non al singolo organo, al riequilibrio invece che alla cura, stimolando il naturale processo di autoguarigione del corpo.
L’approccio “terapeutico” deve essere impostato in base al paziente e ai suoi traumi integrando insieme al trattamento osteopatico l’impiego di:
- Tecniche di stretching globale che vanno ad agire direttamente sul sistema fasciale
- Una corretta alimentazione/o protocolli di disintossicazione
- Tecniche e terapie che agiscano sul riequilibrio emozionale e sullo sblocco delle tensioni interne (tecniche di rilassamento, yoga, osteopatia viscerale ecc).
A mio avviso alla base di qualsiasi guarigione fisica o psichica ci deve essere sempre la forza di volontà. Bisogna uscire dalla spirale di negatività che di questi tempi ci pervade e ci circonda.
Pensare positivo ci fa stare meglio anche fisicamente. Ma anche prenderci cura del nostro corpo, poter dire a noi stesi, “oggi mi sento bene”. è un toccasana per la nostra mente.
Mens sana in corpore sano, dicevano gli antichi.
Lo so cosa state pensando, facile a dirsi, ma difficile a farsi. Vero. ci vuole tanta, tanta forza di volontà.
Se non faccio gli esercizi per la schiena mi torna il dolore. Lavoro seduto come tanti e la postura non perdona. Probabilmente dovrò farli a vita. Ma diciamolo, c’è di peggio. Bisogna sempre pensare positivo.